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martedì 10 maggio 2011
Sant'Anastasia
Buongiorno a tutti! Questa settimana la nostra guida, Alessandro, ha portato i nostri studenti a fare una gita al pozzo di Sant'Anastasia, a Sardara. Gli studenti si sono divertiti parecchio, per questo vi voglio fare una piccola descrizione di quello che hanno visto.
Si tratta di un tempio a pozzo nuragico, scoperto e scavato da Taramelli all'inizio del '900, che risale al 1200 a.C. circa, ed è costruito in basalto scuro e calcare bianco. L'acqua che lo alimenta proviene da una sorgente poco lontana, Sa Mitzixedda, ed è stata incanalata artificialmente per poter arrivare fino al pozzo. Il monumento è formato da due parti, una sotterranea ed una esterna. La grande camera sotterranea, a cui si accede da una maestosa scalinata di dodici gradini, ha pianta circolare del diametro di 4 m, ed è coperta da una tholos dell'altezza di 5 m., che è tutt'ora intatta, eccetto l'ultima pietra. La camera, pavimentata con lastre di pietra, colpisce più che per le dimensioni, per la precisione e la perizia tecnica con cui è costruita. La sua profondità è tale che il punto più alto della tholos coincide con il livello del terreno.
Al di sopra di questa struttura, ce n'era un'altra di cui non restano che pochi filari di pietre e che presenta la tipica pianta "a buco di serratura", rettilinea in corrispondenza del sottostante vano scala e circolare in corrispondenza della camera, mentre l'aspetto della parte superiore resta sconosciuto. Durante gli scavi condotti dal Taramelli furono rinvenuti vari conci lavorati decorati da bugne circolari e un altro a forma di protome taurina, tali blocchi dei quali nei recenti scavi del 2000 è stato trovato un altro esemplare, potrebbero appartenere alla parte esterna del pozzo, ovvero ad un altro pozzo sacro, poco distante, che attualmente si trova sotto la strada adiacente al cortile della chiesa.
Nell'area circostante si trovano alcune capanne, appartenenti ad un villaggio sicuramente molto esteso che giace attualmente sotto le case e le strade del paese. Durante gli scavi del Taramelli nella capanna 5, la capanna delle riunioni, furono rinvenuti numerosi reperti, tra i quali bacili e strumenti in bronzo e bronzetti attualmente conservati al Museo Archeologico di Cagliari. La capanna, dotata di sedili e nicchie alle pareti, ha restituito nel corso degli scavi altri straordinari reperti, tra i quali arredi in pietra costituiti da una base d'altare rinvenuta al centro, un piccolo altare a forma di torre nuragica e un grande bacile. Sono proprio questi reperti che hanno permesso di interpretare questo ambiente come luogo di riunione dei capi della comunità. I recenti scavi hanno permesso inoltre di distinguere due fasi di frequentazione, testimoniate dal ritrovamento di due diversi pavimenti, e di constatare che l'altare fu in uso fin dalla più antica di esse, che cominciò nel XI-X secolo a.C. Un'altro edificio importante è la capanna 1, detta "del Capo", che era dotata di acqua corrente convogliata fino a li attraverso un condotto a sezione ogivale che si diparte dalla base della camera del tempio a pozzo, e che si raccordava ad un ingegnoso sistema di canalette messo in luce dagli scavi. In questa capanna fu inoltre rinvenuto nascosto presso la soglia, un contenitore in ceramica nel quale erano stati sistemati numerosi lingotti di rame di forma detta a "pelle di bue", molto comuni in tutto il Mediterraneo tra L' Età del Bronzo e quella del Ferro.
L'intero villaggio fu abbandonato, secondo l'indicazione dei reperti, tra la fine dell'VIII e l'inizio del VII secolo a.C.
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