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lunedì 17 maggio 2010

Grazia Deledda - Canne al vento


Grazia Deledda è una scrittrice sarda, conosciuta in tutto il mondo e vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926. Nata a Nuoro nel 1871 da una famiglia benestante, dopo le scuole elementari studiò da autodidatta la letteratura, in quanto i costumi dell'epoca non consentivano alle donne di avere un'istruzione completa. Importante per la sua carriera fu la conoscenza di Enrico Costa, scrittore sassarese che per primo capì il suo talento. Nel 1900 si sposò con Palmiro Madesani e si trasferì a Roma dove morì nel 1936. Le vicende che narra nelle sue opere trattano i temi dell'amore, del dolore, della morte e del peccato che deve essere espiato. Il tutto ambientato in Sardegna e più precisamente nella "sua" Sardegna, quella dell'interno con al centro Nuoro, sua città natale. Tra i suoi romanzi uno dei più noti è senz'altro "Canne al vento". Il titolo non si comprende finchè non si arriva alla fine del libro. Vi è infatti un passo in cui il protagonista Efix, parlando con una delle sue padrone dice che gli esseri umani sono come delle canne in balia del vento che sarebbe la sorte. E' il destino che decide e nessuno può sottrarsi ad esso. In questo romanzo in particolare il protagonista è Efix, servo delle dame Pintor che seppur legatissimo alle sue padrone, nasconde loro un grosso segreto. Anni prima infatti una delle sorelle, Lia, si era ribellata alla tirannia del padre, don Zame, il quale aveva cercato di fermarla e in seguito era stato ritrovato morto in circostanze misteriose. Lia era quindi scappata nel "continente" dove si era sposata, aveva avuto un figlio e poco dopo era morta. Le sorelle rimaste non le avevano perdonato la fuga, pertanto una volta ricevuta comunicazione dell'imminente arrivo di suo figlio, loro nipote, Giacinto, rimangono sconvolte. L'unico ad essere felice è Efix, il quale spera che egli possa risollevare un pò le sorti della famiglia ormai in decadenza. In realtà però le speranze del servo si rivelano vane perchè Giacinto contribuisce a far aumentare i debiti delle tre dame, perciò lui stesso gli consiglia di andarsene dal paese. Successivamente Efix si reca a cercarlo e scopre che il giovane è al corrente del suo segreto: anni prima infatti proprio mentre Lia fuggiva, era stato lui che per disgrazia dopo una collutazione aveva ucciso don Zame. Per espiare questo peccato, che da anni lo tormenta, il servo si reca in pellegrinaggio in tutti i santuari della Sardegna vivendo come un mendicante, finchè dopo tanto tempo decide di tornare dalle sue padrone, presso cui muore dopo aver espiato la sua colpa. Il mondo che Deledda ci presenta è quello di una Sardegna popolata di spiriti e folletti. Una Sardegna rurale piena di credenze magiche e superstizioni che si mischiano al fattore religioso. E' da ricordare a tal proposito che la madre della scrittrice era molto pia e aveva allevato i suoi figli nel pieno rispetto delle regole ecclesiastiche. Non è dunque strano che tale fattore faccia parte integrante del modo di scrivere dell'autrice. Notevoli le descrizioni del paesaggio, che spesso sembrano riflettere lo stato d'animo dei personaggi. Caratteristico è l'utilizzo di alcune parole dialettali, che tuttavia vengono spiegate grazie all'inserimento di note chiarificatrici. Nel complesso il romanzo si presenta interessante e piacevole da leggere. Noi ne abbiamo parlato per farvelo conoscere un pò...adesso tocca a voi passare all'azione, vedrete che non ve ne pentirete!Buona lettura!

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